P
er millenni il Carso è stato un territorio
ottimale per il pascolo degli animali che
con il loro lento brucare hanno garantito la
sopravvivenza della landa, l’ecosistema più ricco
di biodiversità del Carso triestino. I cambiamenti
economici intervenuti dal Secondo Dopoguerra
hanno portato all’abbandono del pascolo errante
e quindi alla crescita della vegetazione spontanea
arboreo–arbustiva. La landa ha lasciato il posto
alla caratteristica boscaglia che ritroviamo anche
lungo gran parte del tracciato Gemina.
I pascoli abbandonati sono stati così colonizzati
da arbusti come il ginepro (
Juniperus communis
)
[20] il ciliegio canino (
Prunus mahaleb
) [21]
e il sommacco (
Cotinus coggygria
) [18-19].
Quest’ultimo è il cespuglio che si incontra più
di frequente nella zona, una pianta capace
di contrastare il disseccamento del terreno
procurato dalla bora e dal sole creando così
un micro–clima adatto alla germinazione
dell’orniello (
Fraxinus ornus
) [22] e del carpino
nero (
Ostrya carpinifolia
) [23]. Le graminacee
si addensano attorno ai cespugli sfruttandone
l’ombra e la vegetazione evolve in boscaglia anche
grazie alla presenza della roverella
(
Quercus pubescens
) [24].
Lungo i muretti a secco si sviluppano fasce di
arbusti come il corniolo sanguinello (
Cornus
sanguinea subsp
.
hungarica
) [17], il ligustro
comune (
Ligustrum vulgare
), l’olmo campestre
(
Ulmus minor
), mescolati con le essenze tipiche
della boscaglia carsico–illirica.
In alcuni tratti del tracciato la caratteristica
boscaglia carsica lascia spazio ai rimboschimenti
a pino nero (
Pinus nigra
) [16]. Questi boschi
artificiali sono oggi un elemento importante
del paesaggio carsico. A partire dal Neolitico,
i continui tagli dei boschi, il pascolo eccessivo
e gli incendi avevano trasformato il Carso
in un altopiano brullo e roccioso; per tale
motivo dal 1842 fu iniziato un programma di
rimboschimento a pino nero, una pianta pioniera
in grado di preparare il terreno e creare uno strato
di suolo fertile su cui successivamente seminare
o piantare specie tipiche della zona. Attualmente
continua il diradamento selettivo del pino, che
ormai ha smesso di svolgere il suo ruolo, per
favorire invece la crescita delle specie di latifoglie
autoctone.
S
kozi tisočletja je veljal Kras za
območje, ki je nudilo optimalne pogoje
za pašništvo. S počasnim smukanjem je
pašniška živina zagotavljala obstoj gmajn, ki
se ponašajo z biotsko najbolj raznovrstnim
ekosistemom na območju tržaškega
Krasa. Gospodarske spremembe, ki jih je
prineslo obdobje po drugi svetovni vojni,
so privedle do opuščanja trajnih pašnikov
in posledičnega razraščanja spontanega
drevesasto–grmičastega rastlinja. Tako so
se pašniki umaknili značilni goščavi, ki se
danes razprostira tudi vzdolž večjega dela
poti Gemina.
Opuščene pašnike je preraslo grmičevje, na
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